How Smart is your city?

Secondo studi dell’ONU e dell’International Energy Agency nel 2050 oltre 6 miliardi di persone vivranno in agglomerati urbani e le città consumeranno il 70-80% della produzione mondiale di energia con conseguente localizzazione di emissioni di gas serra.

Risulta quindi essenziale ripensare alla struttura stessa delle città, di qui l’importanza per i modelli di “Smart City”

Essere tra i primi Paesi a realizzare efficaci modelli di “Smart City” ed averne il know-how potrà portare un notevole vantaggio competitivo per il prossimo futuro, ma come prima cosa bisogna chiedersi: quando una città può dirsi “Smart”?

Per rispondere a questa domanda viene incontro lo studio dell’Energy&Strategy Group pubblicato ad Ottobre, che ha fatto una fotografia della situazione delle principali città in Italia ed in Europa definendo “Ambiti”, “Fattori Abilitanti” e “Grado di Smartness” di una Smart City.

A. “Ambiti”

Riguardo alla definizione di “Smart City”,  l’osservatorio suggerisce sei ambiti principali per valutare il grado di “smartness”:

  • Smart Economy: quanto la città fornirà un ambiente fertile per lo sviluppo di innovazione
  • Smart Governance: fruizione più agevole dei servizi offerti alla cittadinanza (e-Government) ed una partecipazione più attiva della stessa alla vita amministrativa (e-Democracy)
  • Smart People: creazione di un ambiente propenso allo sviluppo culturale
  • Smart Environment: attenzione alla sostenibilità ambientale della città, con uso di fonti energetiche rinnovabili, riduzione sprechi etc.
  • Smart Living: attenzione al miglioramento della vivibilità per i cittadini in ambito urbano, attraverso ottimizzazione servizi pubblici e soluzioni di efficienza energetica domestica e urbana
  • Smart Mobility: ottimizzazione della mobilità attraverso soluzioni innovative e sostenibili quali veicoli elettrici, car-pooling e car-sharing

Il rapporto in particolare si focalizza sugli ultimi 3 punti (Environment, Living, Mobility) ed esamina l’adozione di tecnologie relative alla produzione, gestione ed utilizzo efficiente dell’energia.

B. “Fattori Abilitanti”

Riguardo ai fattori abilitanti, i mattoni per la costruzione di una Smart City vengono identificati in:

Tecnologie

Attori coinvolti, pubblici e privati

Modelli di finanziamento

C. “Grado di Smartness”

Per valutare infine il grado di smartness, si è misurato da un lato dell’ampiezza tecnologica intesa come varietà di ambiti coperti e dall’altro la penetrazione ovvero di diffusione delle tecnologie sulla popolazione e sul territorio.

Risultati

Diciamolo subito, l’Italia è più indietro rispetto al resto d’Europa tanto che anche le città più avanzate a livello di smartness non tengono il passo con le più avanzate sorelle europee.

Ed è un potenziale inespresso, quello italiano, che potrebbe muovere investimenti per circa 65 miliardi di euro, cioè oltre 7 volte quanto investito ad oggi; in realtà il volume atteso al 2020 è di circa 10 mld € (circa un sesto del teorico) ed il gap è principalmente dovuto alla mancanza dei modelli organici applicabili.

Interessantissimo infatti notare come la principale differenza tra i casi più virtuosi e quelli meno risieda soprattutto nel business model utilizzato per gestire i progetti: vincenti sono risultati i progetti dove vi è la presenza di uno sviluppo organico con una “cabina di regia” composta dai soggetti coinvolti nei progetti e dotata di una propria governance. La regia assume un ruolo formale nella gestione dei progetti, stilando una roadmap e coprendo interventi tecnologici molteplici e solitamente privilegiando un modello di finanziamento PPP (partnership pubblico-privato) che permette agli enti pubblici di attrarre e reperire risorse finanziarie non disponibili al proprio interno.

Un modello che manca quasi completamente nel panorama italiano, dove è tipicamente la Pubblica Amministrazione ad assumere il ruolo di principale promotore senza una vera “roadmap” condivisa e con ambiti tecnologici e temporali molto circoscritti.

E’ sicuramente interessante capire dove si collocano le principali 50 città italiane e quali siano le città virtuose dalle quali poter trarre insegnamento, anche se i veri modelli vincenti si devono senz’altro cercare al di fuori dei confini nazionali.

Le città più virtuose sono: Bari, Bergamo, Brescia, Cagliari, Milano, Padova, Torino

Bollino rosso per: Catania, Messina, Prato, Reggio Calabria, Perugia, Foggia Rimini, Latina, Monza, Pescara, Vicenza, Bolzano, Novara, Andria per le quali non sì è rilevato alcun progetto significativo in ambito Smart City

Bollino giallo per le altre 9 città esaminate, che vedono comunque progetti a basso impatto sulla popolazione (meno del 20% i soggetti coinvolti)

E’ infine utile rilevare come per l’evoluzione delle città italiane verso il “paradigma” Smart City venga indicata la necessità di un cambio di passo, possibile solo facendo “sistema” con cabine di regia condivise e forme di finanziamento PPP appositamente studiate per sopportare gli orizzonti di investimento; occorre altresì concentrare l’attenzione sulle tecnologie ad elevate potenzialità la cui diffusione è frenata dall’esistenza di diverse barriere all’adozione (quali la mobilità elettrica) e che quindi richiedono uno sforzo congiunto tra i diversi attori.

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